Mentre l’anno del centenario dell’insulina volge al termine, la professoressa Chantal Mathieu si chiede cosa riserva il futuro per la “cura miracolosa” della storia della medicina – e chi potrebbe avere ancora motivo di celebrarla tra un altro secolo?
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Come afferma la professoressa Chantal Mathieu nella sua presentazione, il 2021 è stato un anno di festa per il centenario della scoperta dell’insulina. Ringraziamenti e gratitudine sono giustificati – e non solo per il bene delle persone con diabete di tipo 1 (l’obiettivo principale del nuovo trattamento nel 1921), ma per molti altri ancora: persone con tipo 2, ovviamente (per le quali la degenerazione progressiva delle cellule beta rende quasi inevitabile l’eventuale aggiunta di insulina al loro trattamento). Anche le persone con forme pancreatiche di diabete, quelle con fibrosi cistica e le donne con diabete gestazionale.
Festeggiamenti a parte, però, ci sono motivi per sperare in meglio. Chantal espone ragioni convincenti per mostrare perché l’iniezione di insulina è tutt’altro che ideale. Prima di tutto, le iniezioni sottocutanee di insulina difficilmente possono essere descritte come fisiologiche: di diritto, l’insulina dovrebbe essere mirata prima al fegato. Così come viene attualmente somministrata, insulinizza i tessuti periferici, come grasso e muscoli.
In secondo luogo, c’è la mancanza di reattività una volta che l’insulina entra nel flusso sanguigno. Dice Chantal: “Non ci sono feedback. Una volta iniettata, l’insulina inizierà a funzionare. E quindi questo dà un alto rischio di ipoglicemia”.
“Quando pensiamo al futuro”, continua, “vogliamo arrivare a una sostituzione più fisiologica dell’insulina, con il fegato che viene preso di mira in modo preferenziale. Vogliamo venire alla sostituzione dell’insulina che magari non si somministra per via parenterale, ma si può somministrare per via orale. Vogliamo avere la sostituzione dell’insulina che dia alle persone meno rischio di ipoglicemia. Inoltre, e soprattutto, vogliamo che l’insulina venga somministrata in modo tale da migliorare la qualità della vita delle persone e ridurre il peso del diabete. E infine, non dimentichiamo la questione dell’accesso all’insulina, dell’accessibilità economica dell’insulina – che dovrà essere affrontata anche nei prossimi 100 anni di insulina”.
Ci sarà un Insulin@200? “Se mi chiedi di fare previsioni”, dice Chantal, “penso che avremo un anniversario di Insulin@200 per molte, molte persone che vivono con il diabete. Ma il volto dell’insulina sarà molto diverso, con nuovi prodotti che arriveranno nelle nostre mani e che ci consentiranno di migliorare la qualità della vita delle persone che convivono con il diabete e hanno bisogno di insulina nella loro terapia”.
Quindi, lanciamoci sul 2121…
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La professoressa Chantal Mathieu, endocrinologa presso la Katholieke Universiteit Leuven, Belgio, riflette sui cambiamenti che dobbiamo ottenere nei prossimi decenni, come rendere l’insulina più fisiologica e trovare modi più accettabili ed efficaci per somministrarla.