Un trial quanto mai calzante proprio ora che la FDA ha dato il via libera alla commercializzazione del Tzield, ma sono diversi i paesi europei impegnati in tal senso e tra questi anche l’Italia.
- Circa 20.000 bambini e famiglie invitati a partecipare allo studio diabete di tipo 1
- Lo studio valuterà il rischio di diabete di tipo 1 nei bambini dai 3 ai 13 anni
- I ricercatori dell’Università di Birmingham utilizzeranno test mediante prelievo ematico con puntura del dito e per vena per verificare la presenza di autoanticorpi
Ventimila bambini sono stati invitati a partecipare a una sperimentazione da parte di ricercatori nel tentativo di individuare coloro che sono maggiormente a rischio di sviluppare il diabete di tipo 1 .
Lo studio ELSA offrirà uno screening del rischio per il diabete di tipo 1 per i bambini dai 3 ai 13 anni.
Il diabete di tipo 1 è un malattia autoimmune che provoca la distruzione delle cellule beta produttrici di insulina nel pancreas, impedendo al corpo di essere in grado di produrre abbastanza insulina per regolare adeguatamente i livelli di glucosio nel sangue.
L’insulina regola il modo in cui il corpo utilizza e immagazzina glucosio e grasso. L’insulina aiuta a controllare i livelli di glucosio nel sangue segnalando al fegato, ai muscoli e alle cellule adipose di assorbire il glucosio dal sangue.
Se il diabete di tipo 1 non viene trattato, può portare a complicazioni pericolose.
Di conseguenza, le persone con diabete di tipo 1 gestiscono la loro condizione iniettando insulina e testando i livelli di glucosio nel sangue con un monitor della glicemia o un dispositivo di monitoraggio continuo.
Nel Regno Unito, ci sono circa 29.000 bambini con diabete di tipo 1.
Lo studio sta reclutando ora e offrirà test a domicilio a tutte le famiglie.
Parth Narendran, professore di medicina del diabete, ha dichiarato: “Lo screening dei bambini può ridurre di circa cinque volte il rischio di DKA ( chetoacidosi diabetica ) alla diagnosi e può aiutare loro e le loro famiglie ad ambientarsi meglio nella diagnosi di tipo 1”.
La ricerca è condotta dall’Università di Birmingham.