Ricerca

Cura Diabete Tipo 1: una ricerca modello dell’Università di Bologna, resa possibile grazie alle donazioni raccolte da AGD Bologna (Update)

Grazie al contributo e alle donazioni raccolte in questi mesi dall’Associazione Giovani Diabetici di Bologna, dai tanti nostri amici, soci e supporter, per portare avanti la ricerca volta a trovare la cura del diabete tipo 1, si è materializzata l’azione positiva sviluppata dai nostri ricercatori, e che ha fatto compiere un importante passo avanti: avvenuto con la creazione di un modello 3D per la coltura e crescita delle cellule beta, tale da poter essere impiegati per una prossima terapia cellulare rigenerativa.

Questo importante lavoro è una tappa, e l’impegno prosegue sia a livello di Università di Bologna che in partnership con il Diabetes Research Institute di Miami diretto dal professor Camillo Ricordi, e che vede impegnato altresì in nostro ricercatore dottor Giacomo Lanzoni.

La ricerca scientifica può dare un grande contributo a trovare soluzioni che contemperino lo sviluppo economico di oggi con i bisogni delle generazioni future, che attenuino lo squilibrio fra la ricchezza di pochi e la povertà di molti. Noi tutti dobbiamo fare senza tentennamenti la nostra parte, perché non solo il diabete tipo 1 mieta proseliti in ogni dove, Bologna compresa, portando le nuove diagnosi ad un tasso di crescita mai visto in precedenza, e proprio d’innanzi a questo contesto occorre mettere un fermo non solo trovando la cura, ma lavorando parimenti per trovare il modo di prevenire l’insorgere della malattia.

La ricerca scientifica consente a un Paese di essere competitivo nel “mercato” globale della conoscenza, di restare al passo con i Paesi più avanzati e di garantire il benessere della popolazione

Quindi sostenete e continuate a sostenere la ricerca per la cura del diabete tipo 1 con una donazione cliccando qui.

Il Presidente AGD Bologna Salvatore Santoro


La ricerca e la realizzazione del modello 3D sono stati compiuti dai ricercatori dell’Unità di Istologia, Embriologia e Biologia Applicata, Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale, Università di Bologna e Unità Pediatrica, IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna rispettivamente: dottoressa Francesca Paris, dottoressa Valeria Pizzuti, dottor Pasquale Marrazzo, professor Andrea Pession, dottor Francesco Alviano, professoressa Laura Bonsi

Premessa

La placenta a termine umano e altri tessuti biologici derivati ​​dal postpartum sono promettenti fonti di cellule perinatali con proprietà uniche di cellule staminali. Tra le massicce ricerche attuali sulle cellule staminali, un focus medico sulle cellule staminali facilmente disponibili è quello di sfruttarle nella progettazione di protocolli di immunoterapia, in particolare per il trattamento di malattie umane croniche non curabili. Il diabete di tipo 1 è caratterizzato dalla distruzione autoimmune delle cellule beta pancreatiche e le cellule perinatali possono essere sfruttate sia per generare cellule produttrici di insulina per il rifornimento delle cellule beta sia per regolare i meccanismi autoimmuni attraverso la capacità di immunomodulazione. 

In questo studio vengono delineati i punti di forza delle cellule derivate da cellule epiteliali amniotiche e dalla matrice del cordone ombelicale e il loro potenziale per supportare lo sviluppo della terapia cellulare e fornire un modello cellulare affidabile che potrebbe essere studiato per applicazioni di medicina rigenerativa, in particolare per la sostituzione delle cellule produttrici di insulina nel T1D.

Il diabete di tipo 1 (T1D) è una malattia metabolica complessa caratterizzata da una massiccia perdita di cellule produttrici di insulina a causa di una reazione autoimmune. Attualmente, la somministrazione giornaliera sottocutanea di insulina esogena è l’unico trattamento efficace.

Il modello 3D

Pertanto, negli ultimi anni è stato dato un notevole interesse alla terapia con cellule staminali e in particolare all’uso di colture cellulari tridimensionali (3D) per riprodurre al meglio le condizioni in vivo. E fornire un modello cellulare affidabile che potrebbe essere studiato per applicazioni di medicina rigenerativa, in particolare per la sostituzione delle cellule produttrici di insulina nel T1D.

Co-coltura di sferoidi tridimensionali per protocolli di differenziazione pancreatica: un nuovo modello per applicazioni di medicina rigenerativa

Conclusione

Per perseguire questo obiettivo, è stata creata una co-coltura 3D di: cellule epiteliali amniotiche umane (hAEC) e cellule stromali mesenchimali di gelatina di Wharton (WJ-MSC) per imitare il microambiente pancreatico in cui è presente una stretta correlazione tra cellule ghiandolari e cellule stromali .

Mentre la capacità delle hAEC di differenziarsi in cellule produttrici di insulina è già stata dimostrata, le WJ-MSC offrono supporto per impalcature e secrezione di matrice extracellulare cruciali per la stabilità di un modello 3D.

Lo studio è stato presentato sotto forma di poster al congresso:

 “IPLASS Meeting and Final Meeting of the COST Action” – “International Network for Translating Research on Perinatal Derivatives into Therapeutic Approaches” tenutosi a Brescia a settembre 2022

E pubblicato sulla rivista International Journal of Molecular Sciences lo scorso 23 novembre 2022

Caratterizzazione di sferoidi di cellule staminali perinatali per lo sviluppo di strategie di terapia cellulare – studio pubblicato il2 febbraio 2023 su Bioengineering

La ricerca è stata resa possibile grazie al sostegno finanziario fornito dall’Associazione Giovani Diabetici di Bologna

Il poster della ricerca

2 pensieri su “Cura Diabete Tipo 1: una ricerca modello dell’Università di Bologna, resa possibile grazie alle donazioni raccolte da AGD Bologna (Update)”

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